MASSIMO PUPILLO

SOLO —
Bass player, multi-instrumentalist, composer and improviser…
Founding member of Zu

AVAILABILITY

2022
booking@scarrymonster.com

Massimo Pupillo is a bass player, multi-instrumentalist , composer and improviser. Mostly known for being one of the founding members of Zu, with whom he has released more than 15 albums and played more than 2000 shows around the world (EU, Uk, USA, Canada, Mexico, Chile, Russia, China, Japan, Korea, Algeria, etc.)

He has also kept a very open and multidisciplanry approach that led him to work with some of the most acclaimed figures in today’s world of arts: Romeo Castellucci, Chiara Guidi (Societas Raffaello Sanzio), Berlin-based american coreographer Meg Stuart, french Opera dance etoile Marie-Agnès Gillot, Yaman Okur, performance and contemporary dance group Dewey Dell, etc. He has collaborated live and on record with avant-garde musicians and composers such as Terry Riley, Alvin Curran (founder of Musica Elettronica Viva in 1966), with world-famous piano duo of Katia & Marielle Labèque, with classical music virtuosos such as Viktoria Mullova and Giovanni Sollima. He has also worked in studio with canadian soprano-superstar and orchestra conductor, Barbara Hannigan.

Working with Katia Labèque he has had the huge honour of an album artwork designed by Storm Thorgerson, founder of Hipgnosis, probably one of the most important designers in rock music. With Katia Labèque, he has played and arranged tracks of an album of Moondog music, that was released on the most important classical label of all times, Deutsche Grammophon. Also with Katia Labèque he has presented a special project at Paris’ Philarmonie in 2016 working, between others, with Justin Vernon (Bon Iver), Bryce and Aaron Dessner (The National).

In the world of electric music he has collaborated with some of the most important names in the international scene, such as Mike Patton, Stephen O’ Malley (Sunn O)))), Thurston Moore, Jim O’ Rourke (Sonic Youth), Guy Picciotto & Joe Lally (Fugazi), The Ex, Gabe Serbian (The Locust), Brian Chippendale (Lightning Bolt) , F.M. Einheit (Einstürzende Neubauten), Buzz Osbourne (Melvins), Damo Suzuki (CAN), Mick Harris (Napalm Death, Scorn), Mark Greenway (Napalm Death), Dälek, Gordon Sharp (Cindytalk & This Mortal Coil), etc. In free-improvised music he worked with Peter Brötzmann, Toshinori Kondo, Paal Nilssen Love, Mats Gustafsson, Ken Vandermark, Lukas Ligeti, Gianni Gebbia, Chris Corsano, Tony Buck (The Necks, Swans), Mette Rasmussen, Han Bennink, Lasse Marhaug, etc.

In the experimental music scene he has collaborated with Oren Ambarchi, David Tibet (Current 93), Thighpaulsandra (Coil), Christina Vantzou, Daniel O’Sullivan, etc… He has also played with Rokia Traoré in her Ne So tour in 2018 and 2019.

Between Zu, solo work and collaborations, Massimo has released more than 70 albums and played the astounding number of more than 3000 shows all over the world.

In 2020 his first solo LP “The Black Iron Prison” came out on Subsound Records

Nato a Roma nel 1969. Massimo inizia a suonare la chitarra classica a 9 anni con un maestro, poi a 14 anni scopre il basso elettrico e prosegue da autodidatta. Dal postpunk e dalla musica elettronica arriva entro i 20 anni ad interessarsi all’elettronica, all’ambient, alla musica concreta e alla contemporanea.

Nei primi 20 anni entra a far parte di una storica band/collettivo artistico romano chiamato Gronge, e successivamente fonda gli Zu.

Gli Zu suonano in tutto il mondo più di 2000 concerti e 24 album .

Assieme agli Zu collabora con Mike Patton (Faith No More) e ha pubblicato 3 album per Ipecac recordings.

Parallelamente agli Zu, Massimo Pupillo ha all’attivo collaborazioni con nomi storici dell’avanguardia elettroacustica come Terry Riley, Alvin Curran, il duo pianistico di Katia & Marielle Labèque, Viktoria Mullova, Giovanni Sollima, Barbara Hannigan.

Nel mondo del rock ha collaborato con Mike Patton, Stephen O’ Malley (Sunn O)))),Thurston Moore, Jim O’ Rourke (Sonic Youth), F.M. Einheit (Einstürzende Neubauten), Damo Suzuki (CAN), Mick Harris (Napalm Death, Scorn), Dälek, Gordon Sharp (Cindytalk) e molti altri.

Ha inoltre collaborato con Peter Brötzmann, Toshinori Kondo, David Tibet (Current 93), Thighpaulsandra (Coil), Oren Ambarchi (Sunn O)))), Christina Vantzou, Daniel O’Sullivan (Sunn O))) ,Ulver), Otomo Yoshihide, Lasse Marhaug, Elio Martusciello, Domenico Sciajno, etc.

Massimo ha lavorato con nomi i più importanti delle avanguardie internazionali nelle altre arti come Romeo Castellucci (Societas Raffaello Sanzio) per lo spettacolo Vexilla Regis Prodeunt Inferni, con Chiara Guidi (Societas Raffaello Sanzio), con la coreografa americana di stanza a Berlino Meg Stuart, con il gruppo di danza/performance Dewey Dell, etc.

Ha inoltre pubblicato per Deutsche Grammophon con Katia Labèque e lavorato con lo storico designer inglese Storm Thorgenson di Hipgnosis.
Tra tutti questi progetti Massimo ha pubblicato 82 album e suonato più di 3000 concerti in tutto il mondo

The Black Iron Prison è il primo vero album solista di Massimo Pupillo dopo più di 70 uscite discografiche fra Zu e collaborazioni varie. Registrato nella più completa solitudine presso gli Aerial studios di Thighpaulsandra dei Coil, in Galles, vede Massimo alle prese con il suo basso elettrico, pesantemente processato e con sintetizzatori e campionatori. Oltre che al mixer e al registratore.
L’album distilla influenze extramusicali, esperienze e letture di una vita: in particolare gli scritti gnostici, Philip K. Dick, e le fasi alchemiche della “Grande Opera”, a partire dall’iniziale Nigredo, fondamentale tapa fortemente voluta anche nell’immagine medievale di copertina dell’album.
Il titolo dell’album The Black Iron Prison è tratto dalla descrizione che Philip K. Dick fa di un mondo all’ interno di un sistema di controllo sociale pervasivo. Descrizione che nel 2020 sembra particolarmente attuale.
Il primo brano “My inaugural address…” è una visione di un mondo aldilà di questo. Spirali di suoni che fluttuano di tono come se non si reggessero sulle proprie gambe. Un sogno ricorrente, ed un ricordo ancestrale. I campionamenti di cori rituali tibetani permeano ed alzano la volta dello spazio.
Il secondo brano “Pistis Sophia” verte di tonalità, ha una memoria ed un riverbero di luce, ed è inteso come una dichiarazione di fede. Un brano sobrio che fluttua in uno spazio azzurro.
Nel secondo lato si trovano ancora due lunghe tracce: “The Great Tribulation” annega nelle acque scure dell’inconscio collettivo. Fra onde e colate laviche, lunghe note di basso drone che sbattono incessantemente contro se stesse. Fino al totale disorientamento e al ritrovamento della strada, in una eco distante di cori angelici, ma percepiti solo aldilà di una opaca barriera digitale.
Il quarto brano che dà anche il titolo all’album è la traccia più impietosa e priva di aperture. Il senso della gabbia psichica, esistenziale e digitale in cui si trova l’umanità, in particolare in questo momento storico. Strati emotivi sommersi da polvere digitale, il cigolio della macchina. Come scrisse Dick: « Il piacevole rivestimento illusorio disteso sopra una realtà spaventosa ».